Accabadora
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Libri Moderni

Murgia, Michela

Accabadora

Abstract: Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.


Titolo e contributi: Accabadora / Michela Murgia

Pubblicazione: Torino : Einaudi, 2009

Descrizione fisica: 164 p. ; 22 cm.

ISBN: 9788806197803

EAN: 9788806197803

Data:2009

Lingua: Italiano (lingua del testo, colonna sonora, ecc.)

Paese: Italia

Nomi: (Editore) (Autore)

Classi: 853.92 Narrativa italiana. 2000- (22)

Dati generali (100)
  • Tipo di data: monografia edita in un solo anno
  • Data di pubblicazione: 2009
  • Target: adulti, generale

Sono presenti 49 copie, di cui 16 in prestito.

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Ultime recensioni inserite

Con una scrittura semplice ma accurata e ricca di contenuti l’autrice porta il lettore nella Sardegna degli anni ‘50 in un paesino del quale descrive le tradizioni, le superstizioni, la natura e soprattutto dove è importante quello che deve essere fatto o non fatto a prescindere che sia giusto o meno. Spiccano in questo racconto le figure femminili che sembrano oscurare quelle maschili con la loro autorevolezza: l’accabadora in primis, Maria nella sua nuova condizione di “fill’e anima “ che crescendo scoprirà segreti noti a tutti e nello stesso tempo saprà coglierne altri che nasconderà con cura dentro se stessa, la madre naturale di Maria che cede così facilmente questa quarta figlia arrivata tardi e forse non voluta e Giovanna Bastiù che sa reagire davanti alla nuova situazione familiare cambiando i ritmi della vita in casa e non curandosi della mancanza di gratitudine verso le sue attenzioni. Quello dell’eutanasia o della dolce morte è un tema spinoso e difficile ma Michela Murgia lo affronta nel romanzo con tatto e delicatezza, il porre fine ad una profonda sofferenza di chi non ha più speranza viene condivisa ed accettata dalla comunità ed ancora una volta ne è protagonista una donna che si definisce “ l’ultima madre che alcuni hanno visto”. Una lettura che mi ha coinvolta facendomi scoprire come quest’autrice, della quale ancora non avevo letto nulla, sia riuscita con grande abilità stilistica a trattare argomenti così delicati senza farne sentire eccessivamente il peso al lettore.

bello. con qualche bel spunto di riflessione....lo consiglio

Veramente un bel libro ricco di aspetti inediti e storicamente ricercati. Peccato solo per lo stile che in certi punti risulta troppo pesante. Assolutamente consigliato.

Io l'ho trovato scritto molto bene, bello e scorrevole, pur non essendo scontato.
Il finale è prevedibile ma, d'altronde, non parliamo di un giallo.
Lo consiglio caldamente.

L’arretratezza economica e culturale fa da cornice, ad un racconto breve, che solo in alcune pagine ti prende per mano coinvolgendoti negli ambienti quasi sempre tetri, bui e soffocanti. La possibilità di accettare la morte quando la vita sembra non riservare più sorprese, l'eutanasia primordiale. Ancora prima di conoscere il significato della parola, le “accabadore” la praticavano in Sardegna, e non solo, per porre fine ad ogni tipo di sofferenze. Il messaggio non mi piace, il finale troppo scontato, la scrittura scorrevole conserva il sapore dei dialetti regionali capaci di attirare il lettore moderno. Sembra che ormai per avere successo, sia necessario inserire il dialetto in ogni libro. Siciliano, veneto, napoletano, lombardo o sardo che sia. Buona mossa pubblicitaria.

libro denso, coinvolgente e ricco di spunti. non conoscevo la figura dell' 'accabadora', mi ha fatto molto piacere scoprirne le sfaccettature. consigliato.

Gradevole scrittura, bella storia che, pur ambientata qualche anno fa, ben potrebbe avere riferimenti temporali ben vicini ai nostri, visto l'argomento delicato dell'eutanasia, del delicato compito di accompagnare all'ultimo respiro chi invoca un gesto estremo di pietà.
Forse l'autrice avrebbe potuto approfondire alcuni dei personaggi che vengono solo accennati e fanno da sfondo alla storia, che nel complesso si legge molto volentieri.

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