Fame d'aria - Daniele Mencarelli
Fame d’aria di Daniele Mencarelli.
Titolo azzeccatissimo, anche perché, leggendolo, senti la necessità di fermarti per respirare.
Il tema è quello dell’autismo e di come questo impatti sulla vita di una famiglia.
Padre e figlio iniziano un viaggio che li dovrebbe portare a Marina di Ginosa, ma, durante il tragitto la macchina si ferma. Soggiorneranno in un paesino abitato da persone semplici, dove la vita scorre tranquilla e dove, parole come autismo, spesso non si conoscono.
“E’ autistico, a basso funzionamento, bassissimo”.
“L’autismo l’ho sentito, anche qui in paese c’era un ragazzo, ora vive in un istituto perché i genitori sono morti, ma il funzionamento… basso… non l’avevo mai sentito”.
“Significa che non parla, non sa fare nulla, si piscia e si caca addosso”.
In questa ultima frase c’è tutta la rabbia, la frustazione, il dolore, la non accettazione che il padre prova nei confronti del figlio.
Continui a leggere il libro, ma poi ti devi fermare di nuovo.
“Lo Scrondo ha riempito il pannolone di merda”.
“Schifoso”.
Chi? Pensi tu! Ma non si chiamava Jacopo il figlio? Si, ma questo soprannome glielo ha affibiato il padre Pietro per ricordare quel personaggio degli anni ‘80 che sembra un mostriciattolo.
Continuo a leggere e mentre tutti i personaggi ti entrano nel cuore, perché in loro vedo una semplicità ed una generosità unica, inizi a provare un certo fastidio nel comportamento di Pietro, mentre simpatizzi per Jacopo.
Poi arriva Gaia, che è la felicità fatta in persona e che riesce a trovare un varco nel duro cuore di Pietro. Ma Gaia non è una persona qualunque…
Il colpo di scena finale e la sua conclusione ti lasciano spiazzata.
Ho letto tutti i libri di Mencarelli, ma questo non fa sconti a nessuno!